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Le api "vaccinano" la prole

Anche le api "vaccinano" le proprie larve, e lo fanno da sempre grazie ad una proteina importantissima: la vitellogenina, presente in tutte le specie ovipare. Questo è emerso da una recente ricerca portata avanti dai ricercatori dell’Arizona State University e dell’Università di Helsinki, pubblicata su Plos Pathogens. E' stato dimostrato per la prima volta il processo grazie al quale le api trasmettono le difese immunitarie alle larve. Secondo lo studio la chiave del "vaccino" delle api è la vitellogenina, una proteina del sangue già nota per la sua importanza nel mantenimento delle difese immunitarie ma la cui azione non era stata ancora ben compresa. Questa molecola sarebbe, secondo i ricercatori, una sorta di colla dove rimangono impastati frammenti di batteri nocivi sconfitti dalle difese immunitarie delle api adulte. Attraverso la pappa reale questo materiale viene involontariamente trasmesso alla regina che a sua volta lo trasferisce alle uova deposte. Ora si studiano farmaci capaci di infiltrarsi nella vitellogenina e fortificare le difese delle api. Questo meccanismo sembra funzionare sia per il comune batterio gram-negativo Escherichia coli, sia con Paenibacillus larvae, gram-positivo e meglio conosciuto come la terribile peste americana. Non perderti la nuova puntata di Curiosità viventi: "Le formiche kamikaze, Camponotus cylindricus". Se non lo avete ancora fatto iscrivetevi al canale youtube di Entomologando per non perdervi i prossimi video. Fonte immagine web.

Le larve mangia plastica

Nuova eclatante scoperta in campo entomologico: le larve del coleottero Tenebrio molitor, o tarma della farina, possono sopravvivere nutrendosi di polistirolo e altri tipi di polystirene, materiali normalmente considerati non biodegradabili e certamente non edibili. Lo studio, portato avanti dall'Università di Stanford, ha preso in esame 100 larve di Tenebrio molitor, che sono state nutrite con 40 mg di polystirene al giorno. Grazie a dei particolari microbi intestinali, le tarme della farina, hanno trasformato metà di questa plastica in CO2 e l'altra metà in sostanze di rifiuto biodegradabili. Per questa capacità di metabolizzare la plastica pare siano responsabili particolari batteri che vivono nel loro apparato digerente. Se gli scienziati riusciranno a capire esattamente quali batteri siano coinvolti nel processo, l'intenzione è di ingegnerizzare e produrre su vasta scala degli enzimi digestivi e utilizzarlo per lo smaltimento dei rifiuti. Il team sta studiando anche gli effetti che porterebbero nella catena alimentare, ad esempio quando queste larve vengono consumate da altri animali. Non perderti la nuova puntata di Insetti da record: "La farfalla cobra, Attacus atlas". Se non lo avete ancora fatto iscrivetevi al canale youtube di Entomologando per non perdervi i prossimi video. Fonte immagine stanford.edu