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Dryococelus australis

Il Dryococelus australis o insetto stecco di Lord Howe Island è una specie di fasmide dall'esistenza travagliata. Il Dryococelus australis fu originariamente rinvenuto sull'isola di Lord Howe da Mac Gillivray, a circa 600 chilometri a est dell’Australia, nel 1853. La popolazione di questi insetti sull'isola era abbondante fino a che nel 1918 a causa del naufragio del mercantile Mocambo arrivarono sull'isola i ratti neri (Rattus rattus), uno degli invasori più micidiali delle isole in tutto il mondo. Già nel 1920 gli insetti stecco erano scomparsi e nel 1930 a Lord Howe Island venne dichiarata la loro estinzione. Nel 2001 un team di 5 ricercatori scientifici approdò a Balls Pyramid, poco più di uno scoglio a 23 Km da Lord Howe Island, e miracolosamente ritrovò una piccola e vulnerabile popolazione di una ventina di individui di questa specie “perduta” che vivevano in un fazzoletto di terra di 180 metri quadrati, nutrendosi di foglie di Melaleuca di Lord Howe Island. Da quella inattesa scoperta è partita la sfida per salvare dall'estinzione il Dryococelus australis. Ad esempio dal 2003 lo zoo australiano di Melbourne ha fatto nascere oltre 10.000 individui di insetto stecco di Lord Howe Island partendo da due individui presi sull'isola. Questo strano fenomeno di scomparsa e poi ricomparsa è detto "effetto Lazzaro". Di altri esempi di animali dati per estinti e poi ricomparsi ne ho parlato nella nuova puntata di Curiosità viventi, intitolata "Estinto o non Estinto? Effetto "Lazzaro"". Se non lo avete ancora fatto iscrivetevi al canale youtube di Entomologando per non perdervi i prossimi video. Fonte immagini WikiCommons.

Insetti nella storia: l'insetto stecco del Cretaceo

Quinto appuntamento per Insetti nella storia, oggi vi parlo dell'insetto stecco del Cretaceo che camminava accanto ai dinosauri. Nel biota di Jehol, uno dei più importanti depositi fossiliferi al mondo, è stato rinvenuto tra le rocce polverose il fossile di uno dei primi insetti stecco, il Cretophasmomima melanogramma. Secondo i paleontologi si tratterebbe del più antico caso mai documentato di insetto stecco alle prese con il mimetismo naturale. Il Cretophasmomima melanogramma visse nel Cretaceo, circa 126 milioni di anni fa, l'epoca dei grandi dinosauri. Questo insetto viveva e si mimetizzava su una pianta abbondante nel suo ecosistema la Membranifolia admirabilis. Le ali laterali e posteriori dell'insetto, in posizione di riposo, formavano una protuberanza che nascondeva il suo addome e somigliava in modo impressionante alle foglie della pianta. Una sorta di assicurazione sulla vita contro alcuni predatori, come i piccoli uccelli ghiotti di insetti. Questa scoperta indicherebbe che l'arte di imitare le foglie è forse la più antica, e che la progressiva comparsa di un alto numero di predatori potrebbe aver portato a più raffinate forme di travestimento. Per leggere altri post di Insetti nella storia scorrete l'home page del blog! Fonte foto Sciencespacerobots.

Mimetizzarsi con le foglie, la Kallima inachus

Il mimetismo è uno dei sistemi più raffinati sfruttati dagli insetti per difendersi dai predatori. Consiste nella capacità di confondersi con lo sfondo ambientale cambiando colore, imitando foglie, ramoscelli o specie pericolose. Mimetizzarsi significa imitare qualcosa o qualcuno in modo da risultare particolarmente somigliante al modello imitato. Le foglie sono tra i soggetti preferiti dagli animali mimetici, come la farfalla foglia o Kallima inachus. La spettacolarità di questa specie sta nel rovescio delle ali che riproducono esattamente delle foglie secche, dal colore alle nervature. La livrea del lato inferiore, unita all'insolita forma delle ali, fornisce uno dei casi più notevoli di mimetismo. Oltre al mimetismo criptico (quello finora descritto), esiste un altro tipo di mimetismo, il cosiddetto mimetismo batesiano. Il mimetismo batesiano consiste nella somiglianza di un individuo ad un altro pericoloso o disgustoso. In questo modo il predatore che si è imbattuto in un animale non commestibile, difficilmente dimenticherà la brutta esperienza e si terrà alla larga da tutto ciò che somigli o ricordi la fonte dei suoi guai. Il mimetismo in tutte le sue forme svolge un'importante strumento nella lotta per la sopravvivenza. Di altri esempi di insetti che di mimetizzano con delle foglie ne ho parlato nella nuova puntata di Curiosità viventi, intitolata "Foglia o insetto? mimetismo animale". Se non lo avete ancora fatto iscrivetevi al canale youtube di Entomologando per non perdervi i prossimi video.

Insetti nella storia: storia del Miele

Quarto appuntamento per Insetti nella storia, oggi vi parlo della storia del miele. Il miele per millenni ha rappresentato l'unico alimento zuccherino concentrato disponibile, ed è stato il principale dolcificante usato dall'uomo. Le prime tracce che testimoniano l’uso del miele da parte dell’uomo sono databili a circa 10 mila anni fa, con una pittura rupestre scoperta nei pressi di Valencia, in Spagna: sembra mostrare un uomo che si arrampica sulla cima di un albero intento a raccogliere miele da un'arnia di api selvatiche; tecnica usata ancor oggi dai “cacciatori di miele” in India. La più antica testimonianza dell’allevamento vero e proprio delle api risale a una pittura egiziana del 2400 a.C. rinvenuta nel Tempio del Sole, al Cairo. Il miele nell'antico Egitto era inizialmente un cibo di lusso, una prerogativa reale e divina. Lo usavano per dolcificare torte e biscotti, imbalsamare i morti e preparare offerte agli dei. Per greci e romani era un ingrediente utilizzato con la frequenza con cui, oggi, si usa lo zucchero, era conosciuto anche nell'antica Cina e dalle civiltà del Mesoamerica: presso i Maya, le api erano considerate sacre. La prima descrizione anatomica delle api risale ad Aristotele dove nel trattato De Generatione Animalium avanza anche un’ipotesi sulla formazione del miele: “il miele è una sostanza che cade dall'aria, specialmente al sorgere delle stelle e quando si incurva l’arcobaleno”… “l’ape lo porta da tutti i fiori che sbocciano in un calice… essa bottina i succhi di questi fiori con l’organo simile alla lingua”. A questi trattati attingeranno i successivi autori latini per le loro opere; come Virgilio nelle Georgiche, Plinio nella Naturalis Historia. In realtà per molti secoli a venire la conoscenza delle api rimarrà bloccata a questo primitivo e spesso mitologico livello. Per leggere altri post di Insetti nella storia scorrete l'home page del blog